Con più di 175 milioni di utenti, Facebook rappresenta senza ombra di dubbio il social network più diffuso a livello mondiale, al punto di divenire quasi uno status symbol.
Ogni utente può pubblicare contenuti multimediali, link e note inerenti la propria vita privata. Basti pensare che negli U.S.A., con 60 milioni di foto caricate settimanalmente, Facebook è il sito che si colloca al primo posto per numero di foto pubblicate.
Una mole di informazioni così vasta risulta appetibile ad una serie di soggetti che di certo non sono interessati ad utilizzare Facebook per restare in contatto con i propri compagni d’infanzia, ma che bensì potrebbero ricorrere ai profili presenti sul sito per campagne di marketing, spam e furti d’identità. A questo punto, apostrofando Lubrano, “Una domanda sorge spontanea”: Facebook tutela i nostri dati personali? E se lo fa, in che modo?
Sfortunatamente il quadro che emerge non è dei più consolanti. In compenso, però, configurando opportunamente il nostro profilo, possiamo mitigare i rischi legati alla nostra privacy.
Prima di procedere con la disamina del fenomeno Facebook ritengo importante fornire una serie di statistiche. Solo con dati oggettivi, infatti, è possibile comprendere fino in fondo il “livello di penetrazione” raggiunto da questo social network , valutando nel contempo quale sia l’enorme quantitativo di dati personali che transitano attraverso i suoi server e che lì rimangono, anche dopo la cancellazione del nostro account.
1. STATISTICHE
Nel corso della prima metà del 2008 Facebook ha conosciuto una crescita spaventosa , diventando, nel giugno dello stesso anno, il social network più grande in assoluto; attualmente conta più di 175 milioni di utenti e la sua crescita non accenna a diminuire.
A fine luglio 2008, l’Italia aveva circa 600.000 utenti con un ritmo di crescita su base annua del 139 %, in Europa solo la Grecia faceva meglio con il 181 % . Gli unici paesi a presentare tassi di crescita più impetuosi , ma con un minor numero di utenti, erano quelli del Sud America .
Dalle statistiche di Alexa, Facebook risulta essere l’ottavo sito più visitato al mondo. In base ai dati Nielsen, invece, in Italia il sito è passato dall’essere visitato dal 2% dei navigatori (dicembre 2007) al 45% del totale degli utenti (dicembre 2008).
Crescita generale
• Più di 175 milioni di utenti attivi
• Più della metà degli utenti proviene da ambienti non universitari
• La crescita maggiore interessa gli utenti sopra i 30 anni
Crescita internazionale
• Localizzazione disponibile in più di 35 lingue, con altre 60 in fase di sviluppo
• Più del 70% degli utenti Facebook risiede fuori dagli Stati Uniti
Attività degli utenti
• Ogni utente ha in media 120 amici
• Giornalmente nel mondo si passano più di tre miliardi di minuti su Facebook
• Più di 15 milioni di utenti aggiornano il proprio stato almeno una volta al giorno
• Giornalmente più di 3,5 milioni di utenti diventano fan di qualcosa
Applicazioni
• Più di 850 milioni di foto pubblicate ogni mese
• Più di 5 milioni di video pubblicati ogni mese
• Più di 24 milioni di informazioni (link, post, note, foto, ecc.) condivise ogni mese
• Più di 2 milioni di eventi creati ogni mese
• Più di 20 milioni di gruppi attivi
Piattaforma
• Più di 660.000 sviluppatori provenienti da più di 180 nazioni
• Più di 52.000 applicazioni disponibili attualmente
• 140 nuove applicazioni aggiunte ogni giorno
• Più del 95% degli utenti Facebook ha utilizzato almeno una volta un’applicazione sviluppata per la piattaforma omonima
(Fonte: Facebook. Statistiche, dati aggiornati al 18-02-2009 – consultato il 18 febbraio 2009)
2. PUBBLICITA’
Nel novembre 2008, Facebook ha presentato un nuovo format per la pubblicità sul proprio sito. É chiaro che con un bacino di utenza così ampio, Facebook garantisce un’ottima visibilità sul Web e di conseguenza sono molte le società che hanno puntato su di esso, investendo soldi in campagne pubblicitarie sul social network; il sito si presenta, infatti, come un’enorme risorsa da cui attingere informazioni su eventuali potenziali clienti. Grazie alle numerose informazioni personali presenti sul profilo, Facebook permette indagini di mercato mirate ai reali interessi dell’utente. Un esempio su tutti: se cambiamo il nostro stato affettivo, ognuno può venire a conoscenza dell’inizio o interruzione di una relazione e, nel secondo caso, i messaggi pubblicitari mostratici potrebbero essere relativi a siti di incontri on-line.
Le compagnie sono sempre interessate ai metodi attraverso cui generare profitto, e spesso un tale “interesse” può invogliare chi gestisce dati confidenziali a chiudere un occhio relativamente alla salvaguardia della privacy dei propri utenti.
Facebook rappresenta di fatto uno dei maggiori database di marketing della Rete, tant’è che all’orizzonte si potrebbe profilare un suo utilizzo come strumento per ricerche di mercato specializzate in ambiti ben circoscritti.
Statistiche sulla pubblicità
• 70 dei 100 big players in America hanno investito in pubblicità su Facebook dal 2007
• Lo share dell’online display Ad Views era dell’1.1% a giugno 2008 (Fonte: comScore Inc.)
• Il fatturato di Facebook per il 2008 si dovrebbe attestare intorno ai 300-350 milioni di dollari
Presenza globale
Facebook è un network globale con uno share del:
• 68.4 % in Nord America
• 2 % in America Latina
• 16.8 % in Europa
• 5.7 % nel Medio Oriente
• 7.1 % Asia Pacifico
3. PRIVACY
Condizioni d‘uso
Il 23 settembre 2008 Facebook ha rivisto le “Condizioni d’uso” del proprio sito e le modifiche apportate non sono affatto indolori , dal momento che, stando alle nuove disposizioni, tutto il contenuto pubblicato sul sito diventa di proprietà di Facebook, che potrà utilizzarlo a sua discrezione anche successivamente alla cancellazione del proprio account dal sito.
Dalle “Condizioni d’uso” è stato rimosso un intero paragrafo che garantiva all’utente la possibilità di eliminare i propri contenuti, evitandone il riutilizzo da parte di Facebook. Nello spefico, il paragrafo eliminato è il seguente:
You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to remove your User Content, the license granted above will automatically expire, however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User Content. Facebook does not assert any ownership over your User Content; rather, as between us and you, subject to the rights granted to us in these Terms, you retain full ownership of all of your User Content and any intellectual property rights or other proprietary rights associated with your User Content.
Con l’eliminazione di questo passaggio, Facebook rimane proprietario assoluto di quanto viene postato sul sito. Come si evince dal paragrafo precedente a quello rimosso:
You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you Post […]
Dunque non-exclusive ma irrevocable e perpetual, senza più la scappatoia della rimozione dal sito. Il che, come spiega bene De Biase sul suo blog, lascia aperte, tra le altre, diverse questioni. Cito:
1. Il diritto d’autore rimane dell’autore e questi può a sua volta fare quello che vuole con i suoi contenuti?
2. Se l’autore ha messo i suoi contenuti a disposizione solo dei suoi amici, Facebook può mostrarli al di fuori della cerchia di quegli amici?
3. Se i contenuti dell’autore fossero a loro volta ripresi da altri, chi è responsabile, chi può far causa? E se fossero stati copiati prima di essere pubblicati? Chi è il responsabile?
UPDATE #1: A causa delle numerose lamentele e delle paventate azioni legali, Facebook ha ritirato la nuova versione delle Condizioni d’uso, promettendo di rilasciare a breve una nuova versione dei termini di servizio più “comprensibile” per tutti. Staremo a vedere… (19 febbraio 2009)
UPDATE #2: É stata ripristinata la clausola in mancanza della quale Facebook si assicurava il possesso dei dati dei propri utenti a tempo indeterminato, anche nei casi di cancellazione degli account, nonché il diritto di utilizzare tali dati in qualsiasi modo. (16 marzo 2009)
Violazione della privacy e furto d’identità
Una risoluzione approvata da 78 autorità della privacy riunitesi a Strasburgo (tra cui anche quella italiana) ha stabilito che, a partire dalla fine di ottobre del 2008, non sarà più possibile trovare profili Facebook attraverso i motori di ricerca. In reltà il provvedimento è di più ampio respiro e riguarda i social network in generale.
Il cambiamento di rotta si è reso necessario a causa dei rischi posti in essere dalla facilità con cui è possibile reperire informazioni personali ricorrendo ai motori di ricerca; la mancanza di verifiche, infatti, rende possibile eventuali tentativi di furto d’identità.
Questo perché «Facebook, come altri social network – dice Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano Privacy – nasconde diversi rischi, che la maggior parte delle persone ignorano: sono tre di cui due legati alla privacy. Il primo problema è il diritto all’oblio: deve essere consentito agli interessati un rapido e facile diritto di accesso e rettifica dei dati. Inoltre Facebook conserva nei server i dati personali dell’utente anche dopo che noi li cancelliamo. Infine i furti d’identità: molte persone si spacciano per altre, non c’è verifica».
A tal fine è indispensabile che tali informazioni vengano tutelate e non, viceversa, lasciate alla mercè dei navigatori. «Si apre tutto un grande discorso, ossia quello della responsabilità dei dati gestiti – continua Bolognini – Anche Facebook, come altri social network e motori di ricerca, hanno bisogno di nuove regole. I motori di ricerca sono utilissimi, ma attraverso Google, per esempio, possiamo sapere tutto di una persona. Possiamo riuscire a identificare un individuo. Questi sono dati che dovrebbero essere trattati con la massima tutela».
Quella del furto d’identità non è un’ipotesi poi così remota, come conferma Andrea Rossi, dirigente del compartimento della Polizia Postale di Roma, secondo il quale «Il fenomeno Facebook ha preso il via negli ultimi mesi del 2008 ma cominciamo (la Polizia Postale ndr) ad avere molte segnalazioni di persone che si lamentano per il cattivo uso dei loro dati personali. Dall’ex fidanzato all’amico arrabiato. A Roma abbiamo anche denunciato una prima persona che aveva “rubato” il profilo di un altro».
E’ utile tener presente che i nostri dati, così come i contenuti da noi pubblicati sono potenzialmente visionabili da milioni di utenti e per tale ragione bisognerebbe permetterne la fruizione cum grano salis.
Furto d’identità: il caso inglese
Mamma inglese da Facebook a sito porno
Qualcuno ha usato abusivamente le sue immagini. L’ex marito tempestato di telefonate di aspiranti clienti
LONDRA – Mettere le proprie foto su Facebook, per rimanere in contatto con gli amici sparsi per il mondo, può essere molto pericoloso. Lo sa bene Becky Spraggs, 22 anni, tre bambini piccoli e una vita tranquilla nell’Hertfordshire, in Inghilterra. Occhi azzurri, capelli biondi, un viso carino, Becky si è ritrovata ammiccante su FetLife, un sito porno canadese. Accanto alla sua foto le immagini di una donna, del tutto simile a lei, impegnata in atti sessuali: «Voglio essere usata e abusata», il messaggio più che esplicito.
RICHIESTE SESSUALI – Nel profilo, pubblicato dal sito, Spraggs si diceva «pronta a tutto» pur di diventare un’attrice porno e invitava i suoi ammiratori a chiamare il suo agente su un cellulare. Il numero, in verità, appartiene a Paul Farrow, suo ex partner e padre dei suoi figli. L’uomo, in pochi giorni, è stato subissato di richieste sessuali. Dapprima ha pensato a uno scherzo di una ragazzina innamorata di lui, poi ha chiamato Becky. «E’ incredibile – ha detto la donna al Daily Mail – che qualcuno mi possa aver fatto una cosa del genere». Becky ha messo le foto su Facebook un anno fa pensando che soltanto i suoi 167 amici potessero vederle.
RISCHI – La ragazza ignorava che invece il suo profilo era accessibile ai tre milioni di persone iscritte al London network. Lo scorso 28 giugno le immagini sono apparse su FetLife. «Mi sento totalmente in balia degli altri – si è sfogata Becky -. Se penso che ho messo on line anche le foto dei miei bambini che facevano il bagno e che dei pervertiti potrebbero averle prese, mi viene un brivido lungo la schiena. La gente non capisce a che rischi si espone quando va su Facebook». La ragazza si è rivolta alla polizia che si è dichiarata incompetente e le ha consigliato di fare riferimento all’Internet Watch Foundation, l’organismo britannico che vigila sugli abusi compiuti sul web. Inutili le email di reclamo spedite al sito porno. «Non mi hanno nemmeno risposto», ha detto Spraggs.
(Fonte: Monica Ricci Sargentini. “Mamma inglese da Facebook a sito porno“, Corriere.it, 24-07-2008 – consultato il 18 febbraio 2009)
Violazione della privacy: il caso canadese
La Canadian Internet Policy and Public Interest Clinic ha stilato una lista di 22 violazioni della locale legge sulla privacy a carico di Facebook. Alla base delle accuse vi è il fatto che Facebook conservi informazioni sensibili riguardo i suoi utenti, condividendole poi con altri senza motivo e senza avvertire i proprietari dei dati. Inoltre, i dati relativi agli utenti non verrebbero distrutti una volta che gli account sono stati chiusi.
Facebook, dal canto suo respinge le accuse basando la propria difesa sul fatto che la condivisione dei propri dati personali è a discrezione degli utenti, che possono anche decidere di tenerli privati.
La C.I.P.P.I.C. non concorda, però, con la tesi difensiva del social network dal momento in cui «anche se si decide di operare con i massimi livelli di protezione della privacy, se gli amici ai quali siamo collegati hanno un basso livello di privacy, sarà semplicissimo arrivare pure a noi. E il problema riguarda anche le applicazioni di terze parti presenti sulla piattaforma Facebook, per le quali non è neanche possibile stabilire il livello di riservatezza».
Inoltre, come specificato in precedenza, Facebook promuove meccanismi di advertising mirati alle abitudini e caratteristiche degli utenti, ne consegue che tra gli inserzionisti e Facebook vi è un interscambio di informazioni private appartenenti agli utenti.
Violazione della privacy: il tag delle foto
Molti preferiscono non iscriversi Facebook temendo che alcune informazioni personali possano finire nelle mani sbagliate e abbiamo anche visto che questa ipotesi non è poi così fantasiosa.
In realtà c’è un altro aspetto ben più inquietante legato a Facebook, soprattutto se si considera che interessa anche utenti non iscritti al servizio e di conseguenza del tutto ignari che la loro privacy potrebbe essere messa a repentaglio. Mi riferisco al tag delle immagini, ovvero quella funzione che permette di associare una porzione di un’immagine ad una persona, anche se non iscritta a Facebook. Questo senza che l’interessato possa approvarlo e/o venirne a conoscenza.
A titolo di cronaca citiamo due episodi recenti relativi ai danni di immagine causati da un uso sbagliato dei tag. Il primo episodio riguarda la cheerleader dei New England Patriots, Caitilin Davis, espulsa dalla sua squadra dopo che su Facebook sono apparse delle foto in cui era impegnata a decorare con disegni e svastiche un suo amico addormentato; il secondo, invece, interessa il pronto soccorso piemontese Molinette, in cui alcune infermiere si fanno immortalare sorridendo accanto a un uomo ubriaco. La foto è stata modificata (sulla pancia scoperta dell’uomo ubriaco è stata aggiunta la scritta “Son ciucco perso”) ed è stata pubblicata su Facebook da una terza infermiera. Risultato? Sospensione dal servizio per le tre donne.
I casi appena citati sono solo due esempi dei rischi legati ad una pratica banale e innoqua qual è il tag delle immagini. A volte, infatti, gli eventi possono prendere pieghe inaspettate e rivoltarsi contro l’autore e/o l’ignaro incolpevole.
4. SBARAZZARSI DI FACEBOOK
Sempre più utenti hanno sperimentato quanto sia facile iscriversi Facebook e quanto sia molto, ma molto difficile venirne fuori. Dell’argomento sono pieni i blog e persino il New York Times si è occupato della vicenda.
Facebook, infatti, mantiene una copia delle informazioni di un utente anche dopo che questi ha deciso di abbandonare il social network. In alcuni casi l’unico modo per ottenere l’eliminazione dei propri dati è minacciare (attraverso centinaia di e-mail) azioni legali.
Dal canto suo, Facebook si giustifica dicendo che «Le difficoltà a uscire dai server nascono dalla possibilità offerta ai clienti di rientrare nel sistema quando vogliono semplicemente riattivando l’account e ritrovando le informazioni come le avevano lasciate».
Ciò ad indicare che non esiste un metodo per andarsene senza lasciare tracce di sé. Questo lo si evince anche dalle condizioni di utilizzo del servizio in base alle quali
Puoi rimuovere ogni informazione che vuoi in qualsiasi momento dal sito, ma acconsenti a che Facebook mantenga archiviate copie di queste informazioni per un ragionevole arco di tempo.
Peccato che questo “ragionevole arco di tempo” non venga specificato da nessuna parte… Sfortunatamento Facebook non prevede un meccanismo diretto per eliminare il proprio account, dal sito è possibile, infatti, solo disattivarlo; questo significa che Facebook mantiene una copia di tutto ciò che voi avete pubblicato e addirittura continua ad inviarvi mail. Inoltre, se si prova a riaccedere con le proprie credenziali, si riceve una mail che spiega come riattivare il servizio.
Da regolamento Facebook può eliminare solo un profilo da cui l’utente ha manualmente eliminato amici, post, foto, ecc. Fatta questa premessa, ci sono tre opzioni: disattivare l’account, eliminare l’account ed il suo contenuto, eliminare l’account assicurandosi che sia stato rimossa in via permanente. Di seguito verrà descritto come mettere in pratica tutto questo:
1. Disattivazione dell’account
Questa operazione necessita di pochissime risorse in termini di tempo e sforzo, di contro, però, si limita a disattivare in via temporanea il vostro account senza eliminare i vostri dati personali, che in realtà saranno conservati per “un ragionevole arco di tempo”. In ogni caso, se questa è la vostra scelta, ecco cosa fare:
a. Accedete a Facebook e cliccate su “Impostazioni” > “Impostazioni account” nell’angolo superiore destro della pagina;
b. Cliccate sul link ”disattiva”;
c. Vi verrà chiesto di confermare la disattivazione e vi verrà chiesto il “perchè” della vostra decisione. Scegliete il motivo che vi ha spinto a disattivare l’account e cliccate sul pulsante “disattiva”;
Nota: Se non volete più ricevere comunicazioni dai vostri amici, selezionate inoltre l’opzione “Scegli di non ricevere più e-mail da Facebook”.
d. Vi verrà mostrato un messaggio in cui si comunica l’avvenuta disattivazione. Inoltre vi viene comunicato che in qualsiasi momento è possibile riattivare l’account effettuando la login con le vostre “vecchie” credenziali.
2. Eliminazione dell’account
a. Eliminate tutti i messaggi inviati e ricevuti;
b. Eliminate tutti gli amici presenti nella vostra lista;
c. Eliminate tutti i post ed i commenti presenti nella vostra bacheca e similari (SuperWall, FunWall, ecc);
d. Eliminate tutti i post ed i commenti presenti nelle bacheche dei vostri amici;
e. Eliminate tutte le vostre foto (incluse quelle del vostro profilo e quelle presenti negli album);
f. Abbandonate tutti i gruppi ed i network ai quali siete iscritti;
g. Se siete ammintratore di un gruppo, cedeteen l’amministrazione a qualcun altro;
h. Eliminate ogni altra informazione dal vostro profilo;
i. Disattivate il profilo come descritto in precedenza.
3. Eliminazione dell’account e rimozione dei dati dai server Facebook
E’ possible richiedere la rimozione permanente delle vostre informazioni personali da parte di Facebook, ma per far questo loro pretendono che venga eliminato tutto il contenuto pubblicato sul vostro profilo.
Per procedere con l’eliminazione permanente, è necessario seguire i passi da a ad h. E’ meglio non disattivare poiché Facebook potrebbe comunicarvi che c’è ancora qualcos’altro da rimuovere e in tal caso dovreste prima riattivare l’account.
Una volta completata la “pulizia”, comunicate la vostra decisione a Facebook. Per fare questo, procedete nel seguente modo:
a. Accedete al vostro account;
b. Cliccate su questo link;
c. Premete su “Invia” per confermare la vostra decisione;
d. A questo punto riceverete una mail da parte del team Facebook in cui vi verrà comunicato che a breve riceverete la conferma dell’avvenuta cancellazione del vostro account;
e. Una volta ricevuta la conferma, provate a effettuare l’accesso con le vostre credenziali. Se non vi viene chiesto di riattivare l’account, allora siete finalmente liberi!
5. BEST PRACTICE
Se proprio non potete rinunciare a Facebook, quanto meno sarebbe opportuno seguire alcune regole per “limitare i danni”. A dimostrazione degli effettivi rischi che corre la privacy su Facebook, sia il Garante per la privacy che Sophos (una società che produce software antivirus e antispam) sono scese in campo per suggerire agli utenti alcuni suggerimenti volti alla difesa della riservatezza dei nostri dati personali su Facebook e non solo.
A differenza delle linee-guida Sophos, quelle del Garante si applicano in realtà alla normale attività in Rete. Dovrebbero quindi far parte del modus operandi di ogni utente che frequenta siti di social network o similari.
Il Garante propone un uso consapevole e autotutelativo dei propri dati. Non si vuole demonizzare il mondo dei social network, bensì sensibilizzare l’utenza ad un uso coscenzioso di ciò che si pubblica. E’ infatti molto facile inserire i propri contenuti, ma non è altrettanto facile eliminarli.
Ecco alcune delle regole suggerite dallo stesso Garante:
- Autogoverno: pensarci bene prima di pubblicare propri dati personali (soprattutto nome, indirizzo, numero di telefono) in un profilo-utente;
- Uso consapevole: tenere a mente che immagini e informazioni possono riemergere, complici i motori di ricerca, a distanza di anni;
- Rispettare i terzi: astenersi dal pubblicare informazioni personali e foto relative ad altri senza il loro consenso. Ci potrebbero essere ripercussioni penali;
- Login e password: usare login e password diversi da quelli utilizzati su altri siti web (per esempio la posta elettronica e per la gestione del conto corrente bancario);
- Essere informati: informarsi su chi gestisce il servizio e quali garanzie dà il fornitore del servizio rispetto al trattamento dei dati personali. Utilizzare impostazioni orientate alla privacy, limitando al massimo la disponibilità di informazioni, soprattutto rispetto alla reperibilità dei dati da parte dei motori di ricerca.
Anche i fornitori – ha ribadito il Garante della privacy – devono essere sottoposti a una serie di obblighi:
- Favorire la privacy: i fornitori di social network devono prevedere configurazioni tecniche orientate a favorire la privacy
- Informazione trasparente: devono informare gli utenti sulle conseguenze che potrebbero derivare dalla pubblicazione di dati personali in un profilo
- Non rintracciabilità dei dati: devono garantire che i dati degli utenti non siano rintracciabili dai motori di ricerca se non con il loro previo consenso
- Limitare la visibilità dell’intero profilo: agli utenti deve essere consentito di limitare la visibilità dell’intero profilo, così come il recedere facilmente dal servizio e di cancellare ogni informazione pubblicata sul social network.
Sul sito eTrust è possibile reperire ulteriori Best Practice relative alla privacy.
6. CONCLUSIONI
Facebook è sicuramente uno dei tentativi di social network riusciti meglio, lo dimostrano gli utenti che ogni giorno lo scelgono come strumento per rimanere in contatto con amici e parenti.
Sfortunatamente, come spesso accade con i “prodotti” vincenti, qualcuno ha “fiutato l’affare” ed ha ipotizzato di poter trarne un profitto. Facebook è dunque uscito dalla sua dimensione accademica per tuffarsi in quella del business, mossa da logiche completamente differenti. Del resto Facebook ha tutti i numeri per essere un giocattolo appetibile, vista e considerata la sua capillarità e le informazioni che serba. Tanto appetibile da attirare investimenti e attività che, se non illegali, sono sicuramente sulla border line. Tutto ciò a discapito della tutela dei nostri dati personali.
A questo punto le strade sono tre: la prima porta all’abbandono dell’universo Facebook, la seconda conduce ad un uso consapevole dei social network (sia selezionando attentamente i contenuti pubblicati, sia limitando l’accesso a tali informazioni solo a persone fidate) e la terza, infine, fa sì che si utilizzino solo gli aspetti “sociali” di Facebook, evitando di mettere on-line i nostri dati sensibili.
Note Bibliografiche ¬
Federico Cella. “Il Web torna più orizzontale“, Corriere.it, 06-02-2009 (consultato il 18 febbraio 2009)
Antisocial. “How I delete my Facebook account“, 14-04-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Steven Mansour. “2504 Steps to closing your Facebook account“, Stevenmansour.com, 23-07-2007 (consultato il 18 febbraio 2009)
Facebook. Statistiche, dati aggiornati al 18-02-2009 (consultato il 18 febbraio 2009)
Sante J. Achille. “Dati e Statistiche di Facebook“, Blog.achille.name, 09-12-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Il Messaggero.it. “Facebook, da sabato nuove regole per proteggere la privacy“, 20-10-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Monica Ricci Sargentini. “Mamma inglese da Facebook a sito porno“, Corriere.it, 24-07-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Daniele Semeraro. “Una lobby canadese accusa Facebook: vìola le leggi sulla privacy“, Geekissimo.com, 03-06-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Marta Serafini. “Come difendersi da Facebook“, Corriere della Sera Magazine, 11-11-2008 (consultato il 18 febbraio 2009)
Riccardo Esposito. “Facebook e privacy delle immagini, un rapporto difficile“, Comunicatoripubblici.it, 16-01-2009 (consultato il 18 febbraio 2009)
La Repubblica.it. “Facebook, il garante detta le regole. “Ecco come proteggere la vostra privacy”“, 28-01-2009 (consultato il 18 febbraio 2009)
Risorse Utili ¬
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